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Anno 8  n.3  Dicembre 2008
 
 

MITHRA SOL INVICTVS

 

Sant'Aniello a CapoNapoli

Fascino di antichi nomi

Magia di antichi luoghi

Tredici dicembre: festa di Santa Lucia, Vergine e Martire, che ha nel nome la Luce.

Quattordici Dicembre: festa di Sant’Agnello abate che è nel nome la mite creatura la cui immagine nelle chiese medioevali trionfa sulla chiave di volta nell’arco della porta orientale: come negarci alla suggestione delle analogie il cui gioco ci svela la trama della tela con cui Maia abbaglia i nostri occhi mortali?

Agnus, Aghnòs, Aghnis

L’Agnello la Purezza ed il Fuoco

Latino, Greco e Sanscrito cospirano per offrirci ciascuno un filo della trama.

Tenebre e Luce si danno battaglia dall’inizio dei tempi e si trema che la luce abbia a soccombere.

Ma il Sole, se pare si estingua, poi rinasce ogni volta in eterna vicenda.

Il Santo è vecchio, si avvia all’estinzione, come il falegname Giuseppe, ma da qui a pochi giorni rinascerà come bimbo, in fondo a una grotta, in grembo alla terra.

 

NATALIS SOLIS INVICTI

Importa qualcosa che gli diamo un nome o un altro?

Che sia Mitra o il Cristo, il Sole è la luce. E la Luce è la Vita degli Uomini.

E se Cristo è il Leone non disdegna di essere anche l’Agnello.

Il Leone ed il Sole

L’Agnello ed il Fuoco

Attendiamo il diciassette gennaio festa di Sant’Antonio Abate per accendere i fuochi in onore del Sole.

Sant’Agnello, Aniello in forma dialettale, è uno dei patroni più prestigiosi di questa città tanto protetta e tanto dolente. A lui è stata consacrata la zona che fu l’acropoli dell’antica Neapolis. Da lassù un tempo la vista spaziava, superando le formidabili mura e il fossato che fecero paura anche all’intrepido Annibale e si spingeva verso il verde scenario delle colline, fra cui insinuavano il serpeggiante cammino le valli degli Eumelidi e degli Eunostidi, sacre al riposo dei Neapolitani defunti. Dall’alto della colata di cemento sotto cui è sparita l’antica rocca oggi lo sguardo riesce a malapena a cogliere qualche albero intristito piantato in quello che poeticamente si chiamò Largo delle Pigne. 

Brandelli di mura riposano nell’oblio all’ombra del triste edificio che la mediocrità dei tempi moderni ha innalzato quale presuntuosa sfida alla parola del passato.

 

NISI DOMINVS AEDIFICAVERIT DOMVM

Come edificare senza memoria?

E come ascendere senza bellezza?

Immensa una folla di moderne ninfette e di moderni centauri in giubbotto di pelle, verso l’ora di pranzo, rigurgita dalle bocche del triste edificio e nel viandante rinnova lo sgomento di Dante sulla triste riviera d’Acheronte.

Ad ogni angolo la Sfinge ripropone l’enigma, nell’inutile attesa d’Edipo che le consenta la pace.

Non ragionar di lor, ma guarda e passa, o viandante che sei alla ricerca dei simboli che ti mettano sulla traccia per uscire dal labirinto della tua esistenza.

Perché tu sai che inutilmente cercherai di costruire l’avvenire se non saprai intendere l’oracolo del passato.

I simboli che incontri sul tuo cammino non sono diversi dal linguaggio che parla chi dentro di te è colui che sa.

Perciò, o viandante, seguimi ed ascolta: