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Anno 8  n.1  Dicembre 2008
 
 

                         IL PRESEPE BIANCO - LA TRADIZIONE RICREATA

 


                                                                                                                

    Dobbiamo all’imprenditore napoletano Rosario Bianco se alla Chiesa di San Francesco di Paola a Piazza Plebiscito, in una cornice davvero straordinaria, da ieri 22 ottobre 2008 è posto in esposizione permanente un presepe da lui voluto, commissionato e fatto realizzare da alcuni fra i migliori artigiani che tengono ancora viva oggi la tradizione del presepe napoletano del Settecento. In realtà per il presepe Bianco, che da questo imprenditore prende, a giusto titolo, il nome, si tratta di un ritorno in questa stessa Basilica in quanto la stessa composizione presepiale era già stata proprio un anno fa qui esposta in occasione della visita del Papa, che ebbe modo di apprezzarlo e di benedirlo: una foto ha immortalato proprio questo momento. La foto è naturalmente contenuta nel libro “Il Presepe Bianco - La Tradizione Ricreata” (108 pagine + DVD, € 50,00 rilegato, € 25,00 in brossura), Rogiosi editore, – peraltro dotato di un impianto iconografico d’eccezione - che lo stesso imprenditore ha fatto stampare per documentare la ricchezza di questa straordinaria realizzazione – circa 200 figure e 100 animali – che, grazie anche a uomini come lui, non si perde. È infatti straordinario pensare che a distanza di quasi tre secoli dai fasti della corte di Re Carlo III esistano ancora botteghe artigiane in grado di esprimere i livelli dell’arte che hanno fatto grande il presepe napoletano del XVIII secolo. Certo la passione di un Re artista che diede vita anche alla Real Fabbrica di Capodimonte, il cimentarsi dei migliori artisti e artigiani dell’epoca in questa materia, la gara bandita a corte fra chi possedeva il più bel presepe, hanno portato allora ad un fenomeno artistico assolutamente unico. In questo caso, con un’opera che è fra le più imponenti realizzate negli ultimi anni, l’espressione artistica si mantiene a livello della grande tradizione con qualche culmine di straordinaria bellezza, come nell’espressione tenera e delicata della Madonna, proveniente, come tutti gli altri pastori, dalla bottega dei fratelli Sinno, nella realistica fattura di qualche popolano e nel verismo spinto fino all’estremo di qualche scena, curata con amore e straordinaria perizia da Marco Abbamondi. La scena lunga cinque metri e larga tre, con altrettanta altezza, gira a tutto tondo e permette di scoprire a poco a poco, come sempre accade in queste composizioni presepiali, una serie di particolari interessanti non rilevabili ad un primo sguardo, necessariamente rivolto all’insieme. L’occhio più attento è poi in grado di scoprire e di osservare la perfezione degli animali, realizzati dal maestro Alfredo Molli, nella plasticità dei loro movimenti o i mille colori delle mattonelle in ceramica del riggiolaro Marco Salerno o, ancora, la buona fattura della frutta e degli accessori in cera precolorata e terracotta di Alfredo De Pascale.
Nella presentazione del presepe e del libro “Il Presepe Bianco - La Tradizione Ricreata” il vescovo ausiliare della Diocesi di Napoli, mons. Antonio Di Donna, ha voluto sottolineare come nell’osservare il presepe è necessario che non si perda il significato principale del Natale che è appunto la Nascita del Salvatore, del Re dei Re, che pur essendo venuto nell’estrema povertà, merita d’avere nell’evento natalizio e nelle sue commemorazioni la centralità che gli stessi artigiani nel presepe Bianco hanno voluto conferirgli. Se infatti da una parte è giusto che l’arte rievochi i fasti di un periodo fulgido della storia partenopea, dall’altra è importante ricordare chi è il protagonista dell’evento da cui tale tradizione è nata, si è sviluppata e ancora vive: il Bambinello. Particolarmente appropriate sono apparse le parole del prelato in un contesto in cui spesso si cerca di surrogare la gioia del Natale con altri aspetti che con il Natale cristiano hanno ben poco a che vedere, come dire: hanno conservato il brodo di agnello e hanno buttato via l’agnello.
Mons. Gennaro Matino, da grande appassionato del presepe, ha fatto riferimento al particolare ruolo che ciascuna figura del presepe riveste anche nella posizione all’interno del presepe e dell’importanza che ha il coltivare la tradizione non solo del presepe ma del “fare il presepe”, momento cruciale in cui si ha modo di entrare nelle scene del presepe, “libro senza parole e senza voce”, straordinario strumento di comunicazione e in cui si trasmettono le tradizioni familiari. Ed è a queste tradizioni che si è rifatto Rosario Bianco, invitato a sorpresa dal giornalista Giovanni Leone, direttore responsabile del mensile “L’Espresso Napoletano”, a esprimersi sulle ragioni che lo hanno portato a realizzare questa grande presepe opera, che ha voluto con la stessa testimoniare ai suoi figli la propria fede e la passione per le tradizioni artistiche della città di Napoli.
Infine, dopo l’intervento di Michele Lomuto, Presidente provinciale dell’Associazione Cristiana Artigiani Italiani, che ha ricordato come questo presepe è un buon ricordo del suo impegno quarantennale nel conservare la tradizione artigianale e artistica napoletana, è intervenuto Marco Abbamondi, in rappresentanza anche degli altri artigiani autori del presepe, che ha ricordato il lungo e intenso lavoro, di oltre sei mesi, che con la collaborazione di altri, lo ha portato a realizzare le scenografie di questa grandiosa realizzazione. Anche Abbamondi ha voluto ringraziare Bianco, novello mecenate, grazie al quale è stato possibile intraprendere e portare a termine quest’opera.
Napoli, grazie a Dio, non è solo monnezza e camorra, come certi media sembrano oggi portati a trasmettere. Napoli è una città ferita, certo, da queste trascuratezze e prepotenze, ma è anche espressione di una straordinaria bellezza della natura che si riflette anche nella capacità artistica degli artigiani del presepe, ispirati ed educati al bello e al vero, proprio da tale bellezza.
“Rosario Bianco è figlio di un ciabattino, io sono figlio di un macellaio – ha concluso così il suo intervento mons. Gennaro Matino - mio padre faceva il presepe… ed oggi sono qui”, sacerdote, a testimoniare il suo amore per il presepe. Lucariello, oggi, è rimasto fuori dalla Basilica.
 

Alessandro Pagano Pagano
www.presepenapoletano.it