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Anno 5 - n.7 - Luglio - Agosto 2005
 
 

DIALOGO CON I LETTORI

 

     
 

DIALOGO CON I LETTORI

-         figure del presepe

-         sul “presepe censurato”

-         architetture presepiali

-         ancora in difesa degli animali

• Paolo di Cassano d’Adda (MI) è “alla ricerca di informazioni (libri, articoli …) relativi alle antiche tecniche di costruzione delle figure del presepe”.

Faremo una ricerca questa estate e nel numero di settembre vedremo quello che avremo trovato.

Per il momento, può andare a vedere, per quanto riguarda le figure in terracotta, il piccolo saggio (assaggio, veramente) scritto da me, corredato con foto, pubblicato in altro luogo del sito. Per quanto riguarda  il “pastore vestito” del Settecento, si tratta di un manichino di stoppa, completato da testa in terracotta e da mani e piedi in terracotta o legno; vi ritorneremo.

 

• La dott.ssa Enza Sommella, specialista in archivistica e diplomatica, ci invia dei suggerimenti per la nostra Lettrice impegnata nella ricerca sul “presepe censurato”.

 

“Gentile lettrice,

il suo tema di ricerca è molto interessante. Spero che voglia accogliere i miei consigli che nascono dalla diretta esperienza di ricerca storica. Per una tesi di laurea, mi sembra complicato uno studio sistematico delle censure del Concilio e quelle dell’Illuminismo. Potrebbe essere lo studio di una vita. Dice che si sta dedicando ad uno studio "generale”. Come farà a generalizzare se non avrà esaminato vari casi in realtà circoscritte? Piccola avvertenza: quando legge i testi, anche contemporanei, non può “dimenticare” che sono legati ad una realtà ben precisa, come ad esempio De Simone-Napoli. Certo partire dalle direttive del Concilio le fornirà forse dei riferimenti in proposito, ma poi? Come verificarne l’attuazione? Dovrebbe esaminare le relazioni  sulla loro osservanza inviate a Roma dai vescovi delle varie città, i documenti dei sinodi, i processi per eresia e superstizione, ma anche relazioni di viaggiatori o storici che descrivano i presepi, la religiosità del popolo, i comportamenti degli ecclesiastici, ecc. Armata di pazienza e qualche conoscenza (archivistica, paleografia, latino,…) potrebbe cercare in archivi pubblici statali ed ecclesiastici delle fonti, sperando di trovare quello che cerca. Le fonti pubblicate in edizioni recenti sono limitate, e quelle tradotte praticamente inesistenti.

Le consiglio quindi prima di tutto di delimitare il suo campo di indagine.

Enza Sommella”

 

• Alcune settimane fa, ho incontrato sull’autobus Flavia Soprani, che ha studiato al Liceo “Genovesi” ed ora sta per laurearsi in architettura. L’ho invitata a collaborare con la nostra rivista e pochi giorni dopo, con sollecitudine, ella mi ha inviato questa lettera:

 

Salve Professore,

le scrivo per l'articolo sull'architettura presepiale di cui abbiamo parlato l'altro giorno. Ho qualche dubbio: devo considerare il presepe in quanto realtà architettonica e fisica, vissuta dall'interno, oppure come rappresentazione tridimensionale di un luogo-simbolo? Nel primo caso, sarebbe interessante partire dal presepe per poi spaziare sull'architettura rupestre e su esempi esistenti di essa, come Matera; andando nello specifico, si può anche approfondire la realtà fisica della grotta, su cui si può dire tantissimo. Nel secondo caso non saprei bene come muovermi, perché del presepe in quanto modello, plastico, il sito è già molto ricco di notizie, inoltre non credo di saperne abbastanza, gli esperti siete voi...! A tal proposito, colgo l'occasione per farle i miei complimenti, il sito è davvero ricchissimo, gli articoli si lasciano leggere con vero interesse anche da chi, come me, non ne sa molto; l'impressione che lascia nel visitatore è l'esistenza di una passione sincera, ed è una bella sensazione. Attendo direttive sul da farsi, e la ringrazio.

Flavia”

 

Cara Flavia, grazie innanzitutto per avere risposto al mio “appello” con tanta sollecitudine. Grazie anche per la qualifica di “esperti”, che generosamente ci attribuisci: ma, come ho più volte scritto, non siamo tanto degli esperti, quanto degli appassionati della e alla ricerca. Desideriamo dunque dai nostri amici nuove idee, nuove sollecitazioni per l’apertura di nuove piste. Per cui, devi sentirti completamente libera di seguire un tuo filone di indagine, magari cercando di completare lì dove ti sembra che noi siamo stati manchevoli. Mi pare che nella tua ricciuta e graziosa testolina siano già spuntate delle idee valide, degne di essere attuate. Cogli l’occasione di qualche viaggio estivo che sicuramente farai e lavora sulle idee che sicuramente si faranno più precise. A risentirci.

 

• L’amica Lidia, che ai nostri Lettori è ormai ben nota per la sua lotta a favore degli animali, contro i quali si esplicano continuamente la ferocia e il sadismo dell’uomo, mi ha inviato dei passi tratti da un Vangelo non canonico, nei quali Gesù difende gli animali e vieta di cibarsi delle loro carni. I passi, che Lidia ha ricevuto da Vittorio, dell’organizzazione dei “cristiani liberi”, sono sicuramente molto belli.

 Per quanto riguarda la liceità del mangiare le carni degli animali, chiamato ad esprimere il mio parere, devo confessare che sono  molto esitante. Come mi fa notare il nostro direttore Guido Di Lorenzo, molto dipende dalla necessità e dalla conoscenza. Cioè dipende in parte dalla accresciuta disponibilità di cibi non necessariamente di origine animale e in parte anche dall’accresciuta conoscenza del comportamento e della sensibilità degli animali, che scopriamo sempre più vicini a noi. Giustamente egli dice che il nostro atteggiamento nei confronti degli animali è frutto del tempo, cioè si modifica nel tempo. Per esempio, La stessa rappresentazione presepiale, con la raffigurazione di banchetti in cui si fa ampio uso di carni, oppure di taverne che espongono i celebri quarti di bue, devono essere appunto collocati in una prospettiva temporale, cioè storicizzati, come si dice: il cibo come aspirazione a soddisfare un bisogno (su questo dovremo ritornare a tempo e luogo).

I nostri discorsi mi hanno fatto ricordare ciò che diceva Leonardo da Vinci: “Verrà il giorno in cui anche l’uccisione di un animale sarà considerato alla stregua di un omicidio”.

Personalmente non amo mangiare carne: mi sembra che su questa pietanza anche il vino (amabilissima bevanda, come ben sapeva Gesù) acquisti un cattivo sapore. Ma è appunto un fatto personale. Non so se l’uomo, animale onnivoro, possa già fare veramente a meno di inserire la carne nella propria dieta, come sostiene qualche autorità scientifica. Del resto, se il lupo può mangiare la pecora, o il leone la gazzella, senza suscitare scandalo, forse anche l’uomo può mangiare in tutta naturalezza una bistecca di manzo o un cosciotto di capretto. E dico “forse”, perché l’uomo dovrebbe in ogni caso tendere a differenziare il proprio comportamento dal lupo e dal leone. In natura, inoltre, alla preda è lasciata una possibilità di salvezza, una via di scampo, di fronte al cacciatore, cosa che assolutamente non avviene per gli animali da allevamento. Per la nostra coscienza di uomini civili dovrebbe essere per lo meno  imbarazzante.

Nell’antichità, contro tutte le idee preconcette, era raro che si mangiasse carne: in genere accadeva solo in occasione di sacrifici, poiché gli uomini, anche i più grandi, come Scipione l’Africano, per fare un solo nome, vivevano quasi tutti coltivando la terra e avevano quindi ripugnanza ad affondare il coltello nella gola del loro umile e paziente compagno di lavoro.

Non parliamo poi di Virgilio che è rattristato anche dalla pratica dei sacrifici, la cui necessità tuttavia non sa porre in dubbio.

In ogni caso, se vi può essere qualche dubbio  circa la necessità e quindi la liceità di mangiare carne, ogni dubbio sparisce, quando nei confronti degli animali la crudeltà è esercitata al solo scopo di fornire pellicce alle donne dei danarosi e dei potenti, o per condurre esperimenti “scientifici” che il più delle volte si rivelano inutili, o anche per gustare cibi più raffinati e così via. Non vi sono giustificazioni di sorta per la crudeltà, che, come mi fa notare Guido, è sempre inutile.

Vorremmo pubblicare i passi del “Vangelo degli animali”, se Vittorio sarà d’accordo; gli chiediamo però di precisare la fonte di quello che egli ha chiamato “vangelo nascosto”, per essere più precisi nei riguardi dei nostri lettori, cui desideriamo permettere sempre di andare a confrontare gli originali dei testi che citiamo. 

Italo Sarcone

1 luglio 2005