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Anno 5 - n.5 - Maggio 2005
 
 

UNA STATUA DELL’IMMACOLATA IN SAN DOMENICO MAGGIORE

OPERA DI VINCENZO SARCONE  

 

     
                                 

    

                                        

       Il mese di  maggio è tradizionalmente dedicato alla Madonna, perché è il mese in cui fiorisce la rosa; tra gli altri titoli che la tradizione attribuisce alla Vergine Maria c’è anche quello di “Rosa Mistica”, consacrato dalle Litanie Lauretane. La rosa è un fiore dal ricco simbolismo e rappresenta per l’Occidente quello che per l’Oriente è il fiore di loto.

La rosa a cinque petali si incontra anche nei monumenti napoletani dell’epoca angioina.

Nel Paradiso dantesco, i Beati sono riuniti nella mistica Rosa, il cui centro è la Vergine Maria.

Ab initio et ante saecula creata sum

et usque in futurum saeculum non desinam

et in habitatione sancta coram ipso ministravi

 

Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio,

umile ed alta più che creatura,

termine fisso d’eterno consiglio

è l’invocazione di San Bernardo all’inizio del canto XXXIII del Paradiso, bellissima e celebratissima. “Termine fisso d’eterno consiglio”: da tutta l’eternità, Dio ha destinato la Vergine Maria ad essere Madre di suo Figlio e Madre di tutta l’umanità che, nuova Eva, come Cristo è nuovo Adamo, riscatta dal peccato in cui l’antica Eva e l’antico Adamo l’avevano precipitata. O vere necessarium Adae peccatum quod Christi morte deletum est: “o davvero secondo necessità fu il peccato di Adamo, visto che doveva essere riscattato dalla morte di Cristo”, canta il Preconio di Pasqua; parafrasando questa bella espressione, potremmo dire che anche ad Eva si deve forse essere grati, poiché senza il suo peccato non avremmo avuto il sì che fece di Maria la Madre Universale.

Quest’anno, l’otto di maggio ricorre il cinquantesimo anniversario da che mio padre abbandonò la sua forma terrena e fece ritorno a quella che egli sapeva essere la sua vera patria.

Tante volte egli aveva raffigurato la Madre di Dio sul suo trono di gloria o assunta in cieli al di sopra delle nubi, in un coro di angeli: e sempre si era ispirato, nel pensare le fattezze della Vergine, al viso di mia madre.

Quell’otto di maggio, pensai che egli fosse andato a vedere come era davvero il volto della Vergine Maria. E questa convinzione non mi ha mai abbandonato. In questi cinquanta anni non ho trovato nessuna buona ragione per rinnegare la fede semplice, sincera e profonda di mio padre e di mia madre.

Nella Chiesa di san Domenico Maggiore in Napoli vi è una sua statua dell’Immacolata realizzata in cartapesta e terracotta; si può ancora vedere la firma, Vincenzo Sarcone, scritta con il colore rosso, sulla nuvola in basso, a sinistra di chi guarda. Purtroppo sono spariti i Cherubini e i Serafini ai piedi della Vergine. I materiali e i colori hanno resistito benissimo al trascorrere del tempo. Di questa immagine mi è sempre piaciuto la slancio verso l’alto che ben raffigura la certezza che noi siamo su questa terra, ma non le apparteniamo davvero.

Le foto sono state prese dal mio nipote maggiore Alberto Marotta; in seguito, in prossimi articoli, scriverò delle caratteristiche tecniche della statuaria sacra di mio padre.  

 

otto maggio 2005            Italo Sarcone