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Anno3 - n.6 - Settembre 2003
 

SUGGERIMENTI PRESEPIALI

 

“Settembre, andiamo, è tempo di migrare”, scriveva l’Immaginifico Poeta, pensando ai “suoi” pastori che, in terra d’Abruzzo, si preparavano alla transumanza e con i quali, in realtà, nessuno gli avrebbe impedito di restare, se solo l’avesse voluto.

Per noi, invece è, piú modestamente, tempo di apprestarci a preparare il nostro presepe; in realtà, il tempo non è molto, se vogliamo essere in sintonia con la tradizione, rispettando le date, e allestire un presepe da poter mostrare con orgoglio ai visitatori.

Tradizionalmente, infatti, il presepe deve essere pronto per il ventinove di novembre, giorno in cui l’inizio della Novena dell’Immacolata è annunziato dal suono dolce e triste delle zampogne. Per nove giorni, dinanzi alla mangiatoia ancora vuota del Bimbo, gli zampognari traggono dai caratteristici strumenti pastorali le loro struggenti melodie, che hanno il fascinoso potere di riportarci all’infanzia. Di solito, sono padre e figlio, i due zampognari; al giovane, dotato di polmoni per l’età meno affaticati, tocca lo strumento piú complesso, la zampogna vera e propria, mentre il più anziano suona la ciaramella, intervallando la musica con il canto, dalle parole molto semplici: “la notte de Natale nun se dorme, se pensa a lu Bambino e a la Madonna”. Poi, dopo l’otto dicembre, le zampogne tacciono, per riprendere con la Novena di Natale.

Ma questa, come ho altre volte avvertito, non è che archeologia: sono molti anni che la mattina del ventinove novembre non mi destano le melodie delle zampogne. Nel ritmo frenetico del mondo contemporaneo, pare non vi sia posto alcuno per queste umili tradizioni.

Ma veniamo a qualche consiglio pratico per l’allestimento del presepe; naturalmente, i suggerimenti che mi appresto a dare vogliono essere non piú che uno spunto, soprattutto per i giovani che si accostano per la prima volta all’arte presepiale; i lettori esperti, invece, potranno trovare qualche interesse nel confrontare la propria pratica con la mia, che si esplica ormai da quarantasei anni; infatti, costruii il mio primo presepe completamente da solo all’età di undici anni, cercando di imitare il modo di operare paterno.

Un avvertimento, innanzitutto: è vero che è motivo di orgoglio mostrare agli amici un presepe artisticamente costruito, ma ricordate, Lettori, che un presepe, qualunque presepe, è sempre bello, anche se fatto con una tavoletta coperta di erba e i pastori appoggiati sopra di essa; vorrei dire che un presepe è semplicemente meraviglioso, per il fatto stesso di essere un presepe; è commovente per l’evento che commemora, non per il talento artistico che vi ha profuso il costruttore. Anzi, chi non è capace di commuoversi dinanzi al presepe piú umilmente costruito dimostra la propria aridità spirituale. Voglio richiamare al vostro ricordo una scena di “Natale in casa Cupiello”, del nostro Eduardo De Filippo; nel suo ingenuo entusiasmo, il vecchio Luca Cupiello mostra al vanesio seduttore il suo presepe e il giovane bellimbusto non sa far altro che esercitare la sua cinica ironia, da uomo capace di distruggere ma non di costruire. “Questo l’avete fatto voi?” e poi “Bravo, bravo”, con tono di burla, che non sfugge al vecchio Lucariello, ingenuo e semplice, ma non stupido. Ovviamente, quel giovinastro non sarebbe neppure capace di concepirlo, un presepe cosí.

Tutto questo, però, non toglie che è pur bello profondere tutti i propri talenti perché il presepe riesca quanto piú possibile anche esteticamente valido, dal momento che è proprio nell’atto artistico che  l’uomo riconosce in sé l’impronta del suo Artefice.

Ma si badi bene che il valore artistico del presepe non coincide spesso con il suo valore economico, anzi i due aspetti sono in relazione di proporzionalità inversa.

Un presepe che costa milioni potrebbe contraddire nei fatti l’evento che esso è chiamato a commemorare; per cui, il presepe che io ti propongo, amico Lettore, deve costare relativamente poco: l’ideale è approntarlo con materiali di scarto, con quelle cose che altrimenti andrebbero gettate via, con i rimasugli di altre lavorazioni.

 

Il presepe che ti mostro qui lo costruii agli inizi degli anni Settanta nella chiesa di Santa Maria dei Vergini; credo non gli si possa negare una certa efficacia estetica; eppure non costò alla Parrocchia che poche migliaia di lire, il costo cioè di alcuni sacchetti di scagliola e di qualche boccetta di colore. Il resto, camicie dismesse, vecchie lenzuola lacere, e soprattutto carta di giornali, non costava proprio nulla. Anche le bacchette di legno per la struttura  furono gli altrimenti inutilizzabili avanzi del lavoro di una segheria.

Questo sistema è in sintonia con l’umiltà dell’evento narrato e riscatta cose umili  che cosí hanno ancora una funzione e un significato: il lavoro presepiale diviene simile all’opera dell’alchimista, che trasforma il vile piombo nella preziosità dell’oro. Vi sono vari metodi per costruire il presepe: quello che sto illustrando qui è il mio, ma è usato da molti altri costruttori.

Per prima cosa, consiglio di preparare uno schema, mediante un disegno; sulla sua base si procederà con maggiore sicurezza. Ti propongo, Lettore, lo schizzo che all’inizio del ’95 preparai per allestire il presepe di quell’anno:

Senza indugiare, per il momento, sugli aspetti iconografici di questo progetto, passo ad illustrare le tappe successive della costruzione:

1-     si prepara una tavola di legno che deve essere un po’ più ampia del presepe progettato

2-     seguendo il disegno preparatorio, si allestisce la struttura di legno, fissando bene le assi con i chiodi

3-     si passa alla modellatura delle rocce: si prepara con molta cura l’impasto di gesso (si faccia attenzione a che sia la varietà detta “alabastrina” oppure “scagliola”, che sono a presa rapida)

4-     l’impasto va preparato in piccole quantità volta per volta, perché indurisce con rapidità

5-     ideali sarebbero i colori in polvere (le “terre”) che sono caldi e hanno una tonalità naturale; ma essi andrebbero sciolti nella colla di pesce o di coniglio, risultandone un impasto troppo denso, per potere essere usato con il sistema che dirò; per il nostro scopo, quindi, possono essere adoperati i colori nelle boccette di plastica, in vendita presso i coloristi

6-      i colori, sciolti nell’acqua, vengono posti negli “spruzzatori”; si possono usare, se si trovano, quelli che una volta erano adoperati per l’insetticida; ma vanno ugualmente bene quelli che le donne usano per la spiaggia o anche quelli dei comuni detersivi (si ricordi sempre che nulla è troppo umile o prosaico, quando si deve preparare il presepe)

7-     la coloritura, ovviamente, dipende dal gusto e dalle capacità artistiche di ciascuno

8-      importantissimo: per non suscitare le ire della padrona di casa, ricordate, prima di iniziare a lavorare, di provvedere alla protezione di pavimenti, di mobili e di pareti con fogli di giornale (meglio con carta da imballaggio o con vecchie lenzuola); comunque, le macchie di gesso non provocano danno: basta lasciarle asciugare e si polverizzano facilmente; le macchie di colore sono più persistenti; anche qui, l’esperienza insegnerà a non fare danni; per anni ho costruito il mio presepe nella mia stanza tappezzata di libri, senza rovinarne uno solo.

 

In verità, mi si potrebbe obiettare che il presepe popolare, del quale ci stiamo occupando nei numeri della nostra rivista, è fatto con il sughero; è vero, e il sughero ha un suo fascino indiscutibile. Nelle prossime puntate parleremo anche di questo metodo che è forse più antico; il metodo che ho illustrato in queste pagine è però più adatto a coloro che non hanno spazio per conservare il presepe, inteso come struttura, e devono smantellarlo, una volta passato il periodo natalizio, oppure che semplicemente provano piacere a fare ogni anno completamente da capo il presepe.

Buon lavoro, dunque e arrivederci alle prossime settimane.

 
Italo Sarcone