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Anno3 - n.3 - Marzo 2003

 

 

19 MARZO FESTA DI SAN GIUSEPPE

 

 

Christi autem generatio sic erat.

Cum esset desponsata mater eius Maria Ioseph, antequam convenirent, inventa est in utero habens de Spiritu sancto. Ioseph autem vir eius cum esset iustus, et nollet eam traducere, voluit occulte dimittere eam. Hec autem eo cogitante, ecce angelus Domini apparuit in somnis ei, dicens: Ioseph fili David, noli timere accipere Mariam coniugem tuam: quod enim in ea natum est, de Spiritu sancto est. Pariet autem filium: et vocabis nomen eius Iesum: ipse enim salvum faciet populum suum a peccatis eorum. Hoc autem totum factum est, ut adimpleretur quod dictum est a Domino per prophetam dicentem: ecce virgo in utero habebit, et pariet filium: et vocabunt nomen eius Emmanuel, quod est iterpretatum Nobiscum Deus. 

 

Exurgens autem Ioseph a somno, fecit sicut praecepit ei angelus Domini, et accepit coniugem suam. Et non cognoscebat eam donec peperit filium suum primogenitum: et vocavit nomen eius Iesum.  

(Matth. 1, 18-25)

  Qui cum recessissent, ecce angelus Domini apparuit in somnis Ioseph, dicens: Surge, et accipe puerum, et matrem eius, et fuge in Aegyptum, et esto in ibi usque dum dicam tibi. Futurum est enim ut Herodes quaerat puerum ut ad perdendum eum. Qui consurgens accepit puerum et matrem eius nocte, et secessit in Aegyptum: et erat ibi usque ad obitum Herodis: ut adimplretur quod dictum est a Domino per prophetam dicentem: Ex Aegypto vocavi filium meum. [...]

Defuncto autem Herode, ecce angelus Domini apparuit in somnis Ioseph in Aegypto, dicens: Surge, et accipe puerum, et matrem eius, et vade in terram Israel: defuncti sunt enim qui quarebant animam pueri.  Qui consurgens accepit puerum et matrem eius et venit in terram Israel. Audiens autem quod Archelaus regnaret in Iudaea pro Herode patre suo, timuit illo ire: et admonitus in somnis, secessit in partes Galilaeae. Et veniens habitavit in civitate quae vocatur Nazareth: ut adimpleretur quod dictum est per prophetas: Quoniam Nazaraeus vocabitur.

(Matth. 2, 12-15 e 19-23)

Puer autem crescebat, et confortabatur plenus sapientia: et gratia Dei erat in illo.

Et ibant parentes eius per omnes annos in Ierusalem, in die solemni Paschae. et cum factus esset annorum duodecim, ascendentibus illis Ierosolymam secundum consuetudinem diei fasti, consummatisque diebus, cum redirent, remansit puer Iesus in Ierusalem, et non cognoverunt parentes eius. Existimantes autem illum esse in comitatu, venerunt iter diei, et requirebant eum inter cognatos et notos.

Et non invenientes, regressi sunt in Ierusalem, requirentes eum. Et factum est, post triduum invenerunt illum in templo sedentem in medio doctorum, audientem illos et interrogantem eos. Stupebant autem omnes qui eum audiebant, super prudentia et responsis eius. Et videntes admirati sunt. Et dixit mater eius ad illum: Fili, quid fecist nobis sic? Ecce pater tuus et ego dolentes quaerebamus te. Et ait ad illos: Quid est quod quaerebatis? Nesciebatis quia in his quae patris mei sunt oportet me esse? Et ipsi non intellexerunt verbum quod locutus est ad eos. Et descendit cum eis, et venit Nazareth: et erat subditus illis. Et mater eius conservabat omnia verba haec in corde suo. Et Iesus proficiebat sapientia, et aetate, et gratia apud Deum et homines.

(Luc. 2, 40-52)

 La nascita del Cristo avvenne cosí.

Maria, sua madre, era promessa a Giuseppe, ma, prima che essi andassero a vivere insieme, Maria si trovò ad aver concepito per opera dello Spirito Santo. Giuseppe allora, essendo un giusto e non volendo esporla al pubblico ludibrio, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre era immerso in questi pensieri, ecco  gli apparve in sogno l'angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere Maria per tua sposa; infatti, il suo concepimento proviene dallo Spirito Santo. Ed ella darà alla luce un figlio: e gli darai nome Gesú: infatti egli riscatterà il suo popolo da tutti i suoi peccati".

Tutto questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per bocca del profeta che disse: "Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e lo chiameranno Emmanuele" (che, tradotto, vuol dire 'Dio è con noi').

E Giuseppe, destandosi dal sonno, fece come aveva comandato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. E non aveva commercio con lei: infine ella diede alla luce il suo primogenito. E Giuseppe gli diede nome Gesú.    

Quando i Magi se ne furono andati, ecco l'angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Lévati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e trattieniti lì fino a che io te lo dirò. Perché accadrà che Erode cercherà il bambino per farlo morire".

E Giuseppe, levatosi, prese il bambino e sua madre di notte e fuggí in Egitto; vi rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per la bocca del profeta, che disse: "dall'Egitto ho chiamato mio figlio".

[Dopo l'episodio noto come "strage degli Innocenti"], morto poi Erode, ecco l'angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: "Lévati, prendi il fanciullo e sua madre e va' in terra d'Israele: sono infatti morti coloro che insidiavano la vita del bambino".

Giuseppe, levatosi, prese il bambino e sua madre e andò in terra d'Israele. Udendo poi che in Giudea regnava Archelao, in luogo di Erode suo padre, ebbe timore ad andarvi: ed avvertito in sogno, si ritirò nella regione di Galilea. E venutovi abitò nella città che si chiama Nazareth: perché si adempisse ciò che era stato detto attraverso i profeti: "Sarà chiamato Nazareno".   

Il fanciullo intanto cresceva e si rafforzava nella pienezza della sapienza. La grazia di Dio era in lui.

I Genitori andavano tutti gli anni a Gerusalemme, nella solennità della Pasqua e, quando ebbe dodici anni, quando essi si recarono secondo la consuetudine  della festa, trascorsi i giorni e ritornandosene a casa, il fanciullo Gesú rimase a Gerusalemme senza che i suoi genitori se ne accorgessero. Pensando che fosse nella colonna di pellegrini, fecero il cammino di un giorno e lo cercavano tra i parenti e gli amici.

Non trovandolo, ritornarono a Gerusalemme a cercarlo. E avvenne che lo trovarono dopo tre giorni nel tempio, che sedeva in mezzo ai dottori della Legge, ascoltandoli e ponendo loro domande. Erano tutti stupiti, quelli che lo ascoltavano, della sua saggezza e delle sue risposte. E i genitori, a vederlo, restarono meravigliati. E sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io, in pena, ti cercavamo".  Ed egli disse loro: "Che motivo c'era di cercarmi? Non sapevate che è necessario che io stia a curare gli interessi del padre mio?" Ed essi non capivano ciò che egli aveva detto loro. E se ne tornò con loro e andò a Nazareth: ed era sottomesso ai genitori. sua madre conservava tutte queste parole in cuor suo. Gesù cresceva in sapienza, età e grazia presso Dio e gli uomini.    

Il giorno dedicato a san Giuseppe merita di essere annoverato tra le festività più importanti, come si conviene a colui al quale furono affidate le vite di Gesù e di Maria: la Chiesa cattolica lo riconosce come il "primo fra i Santi", tributandogli un culto che si definisce appunto protodulía (dal greco prōtos "primo" e dulía, culto di venerazione ai Santi, distinto dalla latría che è l'adorazione dovuta solo a Dio). Prima che lo Stato italiano abolisse la festività di san Giuseppe per ragioni squallidamente pratiche ed economiche, la festa di questo Santo, forse il piú conosciuto e simpatico a livello popolare, preparava degnamente l'ingresso della primavera. La fiera cui i padri accompagnavano i loro figlioletti, cui non mancavano di comprare qualche giocattolo, fosse pure di poco prezzo, era il visibile segno che ognuno di loro voleva identificarsi con colui che è il "primo fra i santi" perché è "il primo fra i padri".

Dai passi del Vangelo che abbiamo riportati, balza in primo piano la figura di un uomo che ha cancellato dal suo cuore ogni orgoglio ed ogni pregiudizio, tutto compreso nell'assolvimento di un compito che solo chi è uomo completo può concepire: di fronte al bambino qualsiasi adulto deve sentirsi  padre; e il Vangelo definisce Giuseppe come "uomo giusto", che nel linguaggio scritturale vuol dire molto più di quanto suonino le logore parole italiane.    

Una bella etimologia, che forse non è scientifica, ma che è senz'altro fascinosa (un giorno, amico Lettore, dovrò intrattenerti alquanto su etimologia scientifica ed etimologia popolare, per continuare nel nostro cammino) pone accanto tre parole latine: pater, pasco, panis. Secondo questa etimologia, dunque, il pa-dre è colui che pa-sce i suoi figli, dando loro il pa-ne. Come al solito, quando si tratta di etimologie popolari, se non è vera, è senz'altro bella e in ogni caso vera, di una verità più profonda dell'arido vero che ci offre la scienza (e di cui comunque la nostra vita intellettuale non può fare a meno).

Appare dunque limitante, per non dire ingiusto, il titolo di "putativo" che si appone a "padre", quando si parla di san Giuseppe: "putativo", cioè, ritenuto tale, senza esserlo effettivamente. Ora, questo aggettivo, che nasce dalla pur legittima preoccupazione di insistere sulla intemerata verginità di Maria, non si addice a Giuseppe che, se non secondo la carne, fu veramente padre di Gesú secondo lo spirito, perché lo accolse e lo protesse con sollecitudine, vigilando sulla fragile esistenza del Bimbo Divino, rendendo possibile la missione salvifica di Lui. Ed infatti Maria, che di certe questioni ne sapeva senza dubbio piú di chiunque altro, si rivolge a Gesú dicendogli: "Tuo padre ed io". Gesú, anche se sottolinea che ha un altro Padre nei cieli, con il quale ha un rapporto esclusivo (Egli dirà sempre "Il Padre mio e Padre vostro") e del quale deve compiere la volontà, non nega questa paternità umana, tanto da essere, dice ancora il Vangelo, sottomesso ai suoi genitori.

Forse, amico Lettore, quando, nell'allestire il presepe, tu collochi presso la culla del Bimbo la statuetta di terracotta che rappresenta il primo fra i santi, il primo fra i padri, tu a tutto questo non pensi, ma il fremito di commozione che provi senz'altro sta a dire che tutto questo è dentro di te: ed io sono pago abbastanza della mia fatica di forgiare parole, se queste riescono talvolta a dare voce al tuo più profondo sentire.

Dedico questo breve articolo alla memoria di Don Giuseppe Rassello, che fu parroco di Santa Maria della Sanità in Napoli e professore di Religione nel Liceo "Antonio Genovesi". Egli fu veramente padre per tutti i giovani che strappò alla cultura della morte, restituendoli al culto della vita. Di lui, che fu cultore di lettere umane e infaticabile ricercatore di patrie memorie, ti raccomando, o Lettore,  tra gli altri suoi libri, l'affascinante San Severo fuori le mura (Napoli 1985).

 
Italo Sarcone