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Anno2 - n.5 - Dicembre 2002

 

 

CHE SENSO HA...

 

Nell'antica Via San Gregorio Armeno, la strada di Napoli che più delle altre viene associata al Natale, sulle bancarelle e nelle vetrine dei numerosi negozi che vi si aprono, tra sterminate folle di piccoli e piccolissimi pastori in terracotta dipinta, si scorgono e si evidenziano per dimensione e vivacità cromatica, le figure da presepe realizzate alla maniera settecentesca: i multimaterici pastori grandi quanto una terzina o giù di lì, con le teste in terracotta e gli arti di legno policromato, i corpi in filo di ferro cotto portato a volume da cascami di canapa e i vestiti di vere stoffe. 

Andando relativamente indietro nel tempo, già solo qualche anno fa, la presenza di tali figure, oltre che essere sporadica, era anche di mediocre qualità (la tradizionale competenza degli amanti del settore, ha da sempre etichettata la "strada dei pastori" negativamente, ritenendola come il luogo affatto deputato alla buona produzione di tali manufatti).
       In verità, tale situazione, da poco più di un anno, è cominciata ad apparire diversa, non solo il numero di questi pastori è notevolmente aumentato, ma è anche migliorata una certa qualità formale; ammesso che questo riconoscimento possa essere egualmente riferito ai vari tipi del genere osservati.
       Senza togliere merito agli artefici che già vi operavano o che fornivano da luoghi diversi le botteghe di Via San Gregorio Armeno, resta fuori discussione che un cambiamento di tendenza si è verificato; anche perchè ora si manifesta copioso e soprattutto, in una proposta esecutiva più che soddisfacente.
       Credo che l'aumento produttivo e il pari e miglioramento qualitativo, siano dovuti a quelle situazioni diverse, che si sono verificate contemporaneamente e in tempi strettamente più prossimi a noi. La diffusione a mezzo libri e pubblicazioni in genere, contenenti immagini fotografiche a colori riprese da antiche figure ha, da una parte, risvegliato il desiderio di possesso, cioè di avere pastori quanto più possibile simili agli antichi originali; e dall'altra, dal versante produttivo, ha spinto, indicato e suggerito modi di fare più attenti alla plastica, alla pittura e soprattutto alla vestitura di queste rivisitate figure presepiali vagheggianti il settecento. Un altro cambiamento si è verificato con la presenza di nuove, giovani maestranze, desiderose di affermarsi; che, dotate di maggior consapevolezza dei ruoli da svolgere e forti di un bagaglio di conoscenze tecnico/artistiche, semmai maturate nell'ambito dell'Accademia napoletana; si sono affiancate se non addirittura sostituite all'esausta generazione dei vecchi figurari. Infine, grazie alla disponibilità di nuovi materiali e macchinari sofisticati, concepiti inizialmente per impieghi diversi e poi adatti anche alle varie lavorazioni plastiche delle figure da presepe (come i prodotti per la formatura e l'impronta a base siliconica priva di ammoniaca, come i gessi speciali ad alta resistenza, come gl'inerti impregnati di resine furaniche, come i pantografi/laser a controllo numerico), è lecito supporre che proprio queste situazioni abbiano maggiormente contribuito alla vistosa riscoperta del 'genere'.
       Dopo questa elencazione, non intendo ancora evidenziare ne tantomeno alludere, alla poca corrispondenza tra il dire e il fare di getto le testine dei pastori, l'argomento è delicato e di ben altra portata; quindi se questa plastica è o non è un artefatto, rimane per il momento un episodio limitatamente circoscritto all'attendibilità e all'eventuale verifica delle dichiarazioni (vere o false), fatte dai vari artefici sul proprio modo di operare.
        Le figure presepiali vestite sono state fatte rivivere in maniera plateale da una ventina d'anni, attraverso le periodiche esposizioni natalizie organizzate dall'Associazione Nazionale Amici del Presepio di Napoli. Tale organo ha avuto il merito di mettere insieme, con alternanze di partecipazioni, le personalità più rappresentative di questo settore; comunque, un certo numero di operatori dediti all'imitazione delle antiche figure c'è sempre stato, come sono stati egualmente presenti i restauratori e purtroppo, anche i falsari.
La totalità dei pastori viene tuttora realizzata da varie, distinte produzioni, caratterizzate ognuna da diversi propositi.
       La prima, tenta di fare il verso alle antiche figure e rimane, preservando, nell'assoluta incapacità di liberarsi dai modi e dallo stile di quell'epoca inimitabile. Essa rappresenta la quasi totalità degli addetti ai lavori e si compone sia dalle botteghe,sia dai dilettanti. Su questo filone imitativo, si innestano purtroppo, tutti i sistemi e le scorciatoie atte a produrre volgari imitazioni e artefatti di varia natura, che falsano e inducono all'equivoco la visibilità della stessa produzione.
      Di contro, la seconda si attiva nella ricerca di un proprio stile e non si lascia condizionare da nessuna procedura tradizionale; il modo antico rimane solo un riferimento, il pretesto per dialogare con un linguaggio più moderno, essenzialmente teso a evidenziare stati d'animo e sensazioni attraverso l'espressione, ottenendola dalla mimica facciale e dalla postura. In questo pensiero, il ruolo predeterminato di ogni singola presenza nel contesto dei vari aggruppamenti e nella coralità dell'insieme, è fondamentale.
      La terza produzione attende a motivazioni ben diverse (la riporto qui per obiettività di cronaca), realizza copie e spudorate falsificazioni per un mercato truffaldino e privo di scrupoli; ieri come oggi, persevera con l'inganno e il raggiro.