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Anno2 - n.1 - Dicembre 2001
 

Dissertazione sul tema: Natività... Epifania... comunque Presepio?

E' corretto definire con la denominazione  "Presepio", entrambi gli avvenimenti riferiti  all'infanzia di Gesù?  Per "Presepio" s'intende comunque, la  rappresentazione pittorica, o scultorea, o  scenografica, di questi eventi così diversi  tra loro; sia per la locazione, sia per il  significato, sia per lo scarto temporale che  li distanzia e che tanto li differenzia?  Possono arrogarsì, gli autori di tali sacre rappresentazioni, la facoltà di denominare  "Presepio" la raffigurazione dell'Adorazione  dei Magi, ovvero dell'Epifania del Signore?  In breve, se si prende per buona la tesi che  il Presepio comprende e va a comporsi di  tutti quegli accadimenti che si sono succeduti  tra la notte del 24 dicembre e il 6 gennaio  successivo, cioè tra l'avvento della Nascita  di Gesù e il riconoscimento della sua Natura  Divina da parte dei Magi, il quesito non  ha ragione di porsi.  Però, riflettendo, il dilemma non può  essere evaso con tanta leggerezza.  Accantonarlo, non prestargli la dovuta  attenzione, porta inevitabilmente all'innesco  di successive e continue incongruenze e  tali incoerenze che, se riferite ai momenti Evangelici, sono inammissibili.  L'atemporalità degli allestimenti scenici  e dei costumi, la contemporanea presenza  della frutta di tutte le stagioni dell'anno,  la narrazione visiva di episodi avvenuti a  distanza di secoli tra di loro, rappresentano  certe particolarità, legittimate nel tempo,  della conoscenza laica e della tradizione  popolare; circostanze che assolutamente non inficiano la sacralità delle rappresentazioni e certo, non giustificano ne consentono atti contrari l'essenza del contesto. Quindi, dopo questa piccola, quanto necessaria puntualizzazione e riprendendo il primitivo quesito, riferito allo stretto ambito della presepistica moderna ( da Cuciniello in poi, per intenderci); dove molti allestimenti sono incentrati sulla rappresentazione dei Re Magi in adorazione del Sacro Bambino; e da chiedersi: è opportuno chiamare "Presepi" tali opere? La denominazione si addice alla putuale circostanza? Certamente no. Non lo è perchè il luogo della nascita, narrato nel Vangelo di Luca, è diverso da quello in cui avviene l'adorazione dei Magi (1). Perchè sono diversi e distanti i tempi tra i due eventi. Perchè il termine lascia intendere un ambiente adibito a stalla con relative mangiatoie, visto che mangiatoia (2) e greppia (3) (praesepe), sono gli elementi essenziali della stalla. E' da ritenere fuori luogo e quindi inopportuno titolare con "Presepio" una scena diversa da quella della Natività; salvo che, ripetendo, si voglia attribuire a tale nome, un significato generico di rappresentazione in toto, o anche di uno o più momenti dell'intera liturgia compresi nei dodici giorni del solstizio d'inverno, con tutti gli annessi e connessi, innanzitutto di quelli a carattere sacro e poi... chi più ne ha ne immetta. Giunti a questa discutibile conclusione e quindi all'accettazione di un nome sostantivo generalizzante; non ci rimane che dimenticare e mettere da parte tutto quanto ha istituito nel tempo la Chiesa Cattolica, purchè le manifestazioni sacre legate all'infanzia di Gesù, fossero il meno offuscate possibili da inopportune intromissioni e da devianti contaminazioni. Come evidentemente, non sono da considerare le distinzioni realizzate dagli artisti del passato che, nell'eseguire i loro dipinti e i loro complessi scultorei, li hanno attentamente raffigurati e titolati come: "Natività", "Sacra Famiglia", "Adorazione degli angeli", "Adorazione dei pastori", "Strage degli innocenti", "Fuga in Egitto", e soprattutto "Presepio" e "Adorazione dei Magi o Epifania". Perfino le Sacre rappresentazioni dell'infanzia di Gesù, prima medioevali, poi della rinascenza e successivamente ancora, barocche; attraversando i secoli, seppure con punte estreme di teatralità e spettacolarità e pur subendo continue intromissioni laiche e profane; non hanno generato ne tantomeno hanno causato confusioni o commistioni tra i vari momenti trascritti nei Vangeli; facendo succedere e "inscatolando" (nel puro senso del termine), ogni singolo episodio nel preciso ordine degli avvenimenti. C'è stato, quindi, un momento successivo che ha innescato confusione e se ciò è effettivamente avvenuto, ci si domanda ancora: quando si è verificato e in quale circostanza. Purtroppo, non esistendo una documentazione costante e succedentesi nel tempo, che certifichi la continua corrispondenza tra la denominazione "Presepio" e la relativa rappresentazione plastica e figure mobili; di concreto a tutt'oggi, permangono poche, sparute prove e tante ipotesi. Ma le idee si sono comunque formate e hanno preso consistenza, mettendo insieme e valutando con attenzione, quei documenti che sono risultati utili alla ricerca. Questi, possono essere così raggruppati: 

 

La Natività - 

Portale dell'Abazia di Nonantola 

Il Presepe - 

Portale dell'Abazia di Nonantola

L'Adorazione dei Magi - 

Portale dell'Abazia di Nonantola

 
 1) Trascrizioni, redatte tra la fine del XVII sec. e tutto il secolo successivo. 2) Disegni dell'epoca, qualche volta di corredo agli scritti, illustranti gli allestimenti presepiali (4). 3) figure presepiali (pastori) in genere, prodotte tra l'ultimo trentennio del '600 e la prima metà del '700, nello specifico dei ruoli (espressione dei volti) e delle vestiture (se originali). 4) Figure dei Magi. 5) Contenitori (scarabbatoli e campane vitree) completi di scenografie e pastori, ovviamnete non manomessi. 6) Scritti sul presepe, in particolare quelli realizzati con intenti storico-critici da studiosi credibili. A prescindere da quelle considerazioni che non attengono alle rappresenatzioni del Natale o dell'Epifania, con relative o univoca denominazione, è diventata sempre più stimolante una probabile, quanto credibile conclusione. Grazie a un'illuminante asserzione del Fittipaldi (5) e grazie a certe argomentazioni sostenute dal Berliner (6), dal Causa (7) e dal De Simone (8), congiunte all'osservazione e allo studio delle specificità prese in esame, è possibile ipotizzare una variante alla consuetudine, manifestatasi nei primi anni quaranta del '700 e consistente nel preferire la luminosa, fastosa scena dell'Adorazione dei Magi o dell'Epifania, alla mistica scena notturna della grotta-stalla tenuamente rischiarata dalla Natività. Ma, nel tentativo di mettere tutto quanto era presente nel presepio nella nuova rappresentazione; le conseguenze sono  state tali, che hanno portato la scenografia a scompaginarsi; rendendo confuse, se non annullate, sia le referenze simboliche (9), sia le presenze letamente paganeggianti (10). Appiedando i Magi, per comporli in adorazione: sono state annullate le simbologie che risultavano dalla relazione  uomo/animale (11) e dall'ordine di successione dei cavalieri nel  corteo, con il risultato di sconvolgere lo stesso corteo e disseminare le figure sull'intero scoglio. I pastori, nel luccichio  e nella policromia delle nuove vestiture, privati dei ruoli originari  (riscontrabili dall'espressioni dei volti) e anch'essi alla ben meglio sistemati sul masso, rimandano a certi caratteristici  imbambolamenti: quelli dei 'cafoni in piazza" delle mattinate domenicali paesane. Il tutto, con il risultato di apparire un bel quadro, anzi un luminoso, sgargiante, coloratissimo quadro; bellissimo a vedersi, ma privo di quella coralità introspettiva,  che solo gli antichi retaggi e la tradizione popolare, potevano  e tuttora possono contribuire alla riuscita di una "buona" rappresentazione. Quindi, se sul finire della prima metà del '700, nel presepio si rappresentava anche l'Epifania, pur continuando a titolarla nella maniera originaria; dobbiamo dire che l'Adorazione dei Magi era più consona ai tempi e agli intenti del nuovo regno;  maggiormente rappresentativa e certamente più adaguata allo sforzo di apparire e convincere. Ritornando al presepe napoletano della consuetudine, quello impropriamente detto 'popolare', quello che era stato caricato di tanti e tali argomenti non sempre graditi; a ragione o torto, un certo tipo di moralismo ecclesiastico, ne tentava l'eliminazione e ci riusciva però , nel solo versante aulico e di rappresentanza; ma non altrettanto otteneva sul fare tradizionale, dal popolo e certamente da una parte della borghesia, che continuavano a perseverare nelle usanze preborboniche; cosa che è avvenuta con costanza nel tempo. Ancora oggi, con una versione paesistica e figurativa, similmente ridotta; nelle botteghe di via San Gregorio Armeno, si continuano a produrre scogli e pastori della tradizione. Forse, fu proprio quel rappresentante dell'Ordine dei Domenicani, quel padre Rocco, a far si che tale 'sua correzione' avvenisse, facendo mettere in pratica un certo tipo di rappresentazione: un esempio regale da riverire e da accettare. Una mossa intelligente ma indiretta (mediata perchè attuato con il suggerimento al Sovrano, di far costruire un presepio diverso, una novità degna del Casato e del Regno, capace di attirare simpatie e consensi), mirante a penalizzare, attraverso la modifica, quel presepe che certamente non accettava, e del quale sicuramente non condivideva ne parte dei contenuti, ne tantomeno, certi riferimenti. Il suo, intento comunque, era quello della tutela e l'integrità della rappresentazione sacra, consona alla morale e attenta ai dogmi della Chiesa Cattolica. 
 

La Natività - Beato Angelico 

Adorazione dei Magi - Beato Angelico 

 
Di contro, non è da dimenticare, che le antiche figure dei Magi risultano essere, quasi sempre, a cavallo; quindi a formare il 'corteo'. Invece nell'ambíto della produzione seriale di figurine in terracotta policromata, risultano spesso prodotte, due serie distinte di Magi, l'una a cavallo e l'altra appiedata; la prima da utilizzare per tutte le festività e la seconda da sistemare successivamente sul presepio in occasione dell'Epifania, dopo aver tolto la serie equestre. Questa particolarità dei pochi Magi appiedati nel contesto della produzione conosciuta (parte di questi, provenienti da scarabattoli disposti per l'adorazione domestica); porta a riflettere ancora una volta: allora, se confusione c'è stata, è possibile che sia avvenuta a cavallo di quel momento difficile che è stato l'unificazione degli Stati Italiani, dove le menti e i cuori erano impegnati in ben altre faccende? Intanto, il Presepe napoletano, già da decenni in disfatta, tentava il colpo della resurrezione e dopo poco più di un trentennio dall'Unità, ritornava nella versione Cuciniello, come Epifania o Adorazione dei Magi. Riprendendo il tema: è pensabile semplificare o generalizzare in questo preciso caso? E' consentito mettere da parte liturgie, ordinamenti e procedure a carattere sacro, istituite dalla Chiesa Cattolica, attraverso quel lungo percorso che da ben duemila anni continua e persevera nel Suo incedere? 

Note

 1) La parola latina "praesepio" indica tanto la stalla che la mangiatoia e la greppia - "... et reclinovit eum in praesepio" - Luca (II, 1-7). Dalla stalla (grotta-stalla), la Sacra Famiglia si trasferì in un diverso ambiente: una casa - "... i Magi entrati nella casa trovarono il Bambino con Maria sua madre" - Matteo (c. II, 11). L'ambiente della nascita è una stalla (poi adattata a grotta-stalla). L'ambiente dell'Epifania è una stanza. Tra l'uno e l'altro evento passano dodici giorni. 2) Mangiatoia - recipiente in legno o in muratura  a forma di cassa, in cui si mette il foraggio per gli animali (il foraggio è un insieme di prodotti vegetali commestibili quali: foglie di lattuga, fritta farinosa, rape, chicchi di grano, paglia, semi, radici, ecc.) 3) Greppia - rastrelliera di legno o di canne sospesa sopra la mangiatoia o attaccata al muro dove si sistemano erbe e fieno per gli animali.  4) Tre disegni pubblicati dal Berliner nel 1955, due di Leunenschloss più di un terzo di anonimo, relativi a presepi napoletani. 5) T. Fittipaldi - Devozione e simbolismo nel "Presepe Napoletano del Settecento", III capoverso - in II mostra del presepe, Associazìone culturale frattese, 1998. 6) R. Berliner - Die Weihachtskrippe Monaco 1955 7) R. Causa - Il presepe cortese, in Civiltà del '700 a Napoli - catalogo della mostra, Centro Di 1979 8) R. De Simone - Il presepe popolare napoletano - Einaudi 1998 9) Tra le altre... La fontana come simbolo di purificazione; viene collocata lungo il percorso che porta alla Natività. Il ponte, come simbolo di passaggio, insiste tra la parte profana e quella sacra. 10) Tra le tante... Il carro di Cicci-Bacco, riferito all'antico corteo che si svolgeva nella tarda serata del 24 dicembre presso la Basilica di Santa Chiara in Napoli, dove metaforicamente, gli dei spodestati, andavano a rendere omaggio a Gesù Bambino. doc. 1429. 11) Il corteo procede da oriente, come successione relativa al ciclo quotidiano del sole,  Melchiorre è il Re Mago anziano che cavalcava un cavallo bianco, simboleggia l'auorora; Gaspare è il Re Mago Giovane sul destriero bajo o rosso è  il simbolo del mezzogiorno; Baldassarre, il Re Mago  Moro sul cavallo nero, simboleggia la notte. Rappresenta il tempo che si rinnova, passando dalle tenebre alla luce del sole divino.

Giuseppe Gaeta