IL  PRESEPE  NELL'ENIGMATICA SANGUIGNA DELLA BIBLIOTECA REALE DI TORINO

In genere non amiamo entrare in polemica con nessuno: figurarsi, poi, con persone che stimiamo sul piano professionale e personale. Per qualche ragione che non staremo qui a spiegare, siamo venuti in possesso di una riproduzione di una sanguigna attribuita ad Angelica Kauffmannn, rappresentante un bambino che mostra il Presepe ad un "sovrano". Ed è questo ciò che appare ad una prima occhiata: un bambino, nudo, che mostra con la mano destra il Presepe, mentre, con la sinistra, accompagna l'adulto. Solo questo dovrebbe bastare a confutare quanto affermato dagli studiosi di cui parlavamo in apertura.
Essi, infatti, sostengono che il disegno descriverebbe una "scenetta familiare" (seppur questa di regale origine) avente come protagonisti il sovrano (identificato come Ferdinando IV) (1) che accompagna il principino Francesco (il bambino nudo) alla visita del Presepe, e quindi l'esatto contrario di quanto da noi sopra affermato. I motivi che ci trovano in disaccordo con siffatta teoria sono di diverso genere. Primo fra questi appare quanto sicuramente quanto già esposto: qualsiasi osservatore agli occhi del quale venga sottoposto il disegno, affermerà che si tratta del bambino che accompagna l'adulto, e non viceversa. Un altro motivo è di carattere "sociologico". Ancora oggi è assolutamente impensabile che vengano mostrati i genitali di un ascendente al trono (anche se si tratta di un bimbo), figurarsi, poi, nella Napoli del'700. La donna con la tavolozza in mano, alle spalle del sovrano, che mostra un delizioso seno, potrebbe, allora, essere la regina? (sic). Altra ragione è di tipo "storico", il sovrano in questione (e qualche altro dignitario) indossa la gorgiera. Un qualunque dizionario vi dirà che si tratta di un ornamento in uso nei secoli XVI e XVII. Per quanto nelle famiglie reali vi sia ancora oggi la tendenza a conservare per lungo tempo l'uso degli abiti (soprattutto quelli ufficiali), appare veramente eccessivo il fatto che Ferdinando IV abbia per oltre un secolo, mantenuto l'usanza di un ornamento che non appare in nessun altro ritratto a lui riferito e che, fra l'altro, non doveva essere neanche molto comodo. Che dire poi della folta capigliatura, ben lontana dalle parrucche incipriate che caratterizzano il periodo di Ferdinando IV?
Ancora: non è forse vero che il soprannome del re Ferdinando era riferito alla sua più che soddisfacente appendice olfattiva? La meticolosità con cui la figura del sovrano è stata disegnata (fra l'altro, egli è di profilo) non sembra, invece, mettere in evidenza questo particolare.
Uno degli argomenti portati in favore della tesi che si tratta di Ferdinando IV, poi, è dato dal fatto che la Natività è ambientata nel rudere di un tempio. Tale collocazione è universalmente accettata come successiva agli scavi di Pompei ed Ercolano (anche se non ci spieghiamo pienamente il perché ). A tale affermazione risponderemo opponendo due argomenti. Anzitutto non abbiamo prove che l'ambientazione suddetta sia prerogativa esclusiva dei Presepi successivi agli Scavi (vedi Codazzi e Coccorante ). In secondo luogo, in un disegno dove sono presenti personaggi allegorici (dunque non un ritratto "ufficiale", paragonabile ad una nostra fotografia), appare naturale che vi possano essere (ammesso che la tesi della "Rovina" sia da accettare) degli eventuali anacronismi. Potremmo inserire una critica alla composizione in se; la cosa, però, ci pare eccessiva e fuori luogo, tanto più che della paternità non se ne ha neanche la assoluta certezza (dove viene esposto, al nome dell'autore fa seguito un punto interrogativo) (2). Diremo soltanto, per nostra onestà, che il disegno, pur rispettando rigorosamente i temi neoclassici (ne sono testimoni le allegorie) non ci appare nello stile "ammanierato e corretto" (3) tipico della Kauffmann. E' doveroso, a questo punto, formulare una nostra teoria sull'opera.
Dell'ambientazione abbiamo già detto sopra; sicuramente non è della fine del'700. Il Presepe, poi, dal XVII al XIX secolo, ha rivestito un significato particolare.
Sicuramente non si trattava di un giocattolo riservato ai bambini: "follia collettiva della Napoli di quel tempo" o "divertissement" cui si dedicavano gli adulti, e solo quelli, spendendo enormi somme di denaro e di energia per la sua realizzazione. Considerato addirittura segno di distinzione sociale, "status symbol", come si direbbe oggi, nobili e ricchi borghesi, facevano a gara per farne di sempre più belli e preziosi. La famiglia Borbone, poi, ha sempre avuto la passione del Presepe e Ferdinando IV in modo particolare (acquistando anche collezioni private ). In questo contesto appare assai improbabile che il "principino" porti a vedere al padre un Presepe la cui realizzazione era stata sicuramente voluta dallo stesso (anche se non da lui eseguita materialmente).
Esiste, invece, un episodio storico che potrebbe essere direttamente riconducibile alla sanguigna in questione: Filippo V, nel 1702 venne a Napoli per prenderne il possesso (allora la città era un vicereame della Spagna) e qui ricevette in dono un Presepe. In tal caso, allora, si spiegherebbe la chioma del sovrano (esistono due bellissimi modelli di statue equestri di Lorenzo Vaccaro, dove il re fa sfoggio della sua capigliatura e, inoltre, indossa anche la gorgiera).
Il disegno, poi, potrebbe rivestire un carattere di profezia: la presenza delle figure allegoriche (la pittura, ecc.) farebbe pensare che sia lo stesso bambino a rappresentare Napoli. Una Napoli non ancora rivestita di dignità reale (di qui la nudità) che mostra al re se stessa, attraverso il Presepe. La figura in piedi, accanto al tavolo, potrebbe ritrarre il donatore dei Pastori, un borghese di nome Speruti. La Kauffmann, forse spinta dal sovrano Ferdinando IV, celebra, in chiave <<profetica>>, l'origine del Regno di Napoli attraverso la rappresentazione presepiale, consacrandola a forma d'arte pura (prova ne è la presenza delle Allegoria).
La mancata meticolosità nell'esecuzione della sanguigna, lascia pensare al fatto che potrebbe trattarsi di uno schizzo, preludio di un dipinto vero e proprio, mai realizzato. Uno studio in tal senso, anche se puramente storiografico, potrebbe essere interessante e giustificato dal punto di vista culturale, ma di questo parleremo un'altra volta.

Prof. Umberto Grillo

 

storia