L'ARTE POPOLARE DEL PRESEPIO NELLA TRADIZIONE DI TESERO

di Paolo Deflorian

I presepi, vecchi e recenti, e la collezione di pezzi legati alla Natività che figurano nella presente mostra, documentano e testimoniano una tradizione profondamente radicata nel paese del Tesero, tuttora viva e sentita.
Non si può stabilire con esattezza quando si sia affermata l'usanza di costruire il presepio nelle case, ma è certo che si tratta di un costume antico, legato alle particolari condizione ambientali, alla cultura, alle attività ed al gusto creativo della gente del posto.
Tesero è un paese di montagna, situato a mille metri di quota al centro della Val di Fiemme nel Trentino nord - orientale, e in questo piccolo mondo, che in passato non aveva facili e frequenti contatti con l'esterno, la vita si svolse pressoché immutata per secoli, seguendo il ritmo delle stagioni. La ricchezza dei boschi di conifere che rivestono i fianchi della valle, favorì presto lo sviluppo di varie attività legate alla lavorazione del legno e ad esse si dedicavano in larga misura gli uomini, integrando i magri proventi con la pratica di una povera agricoltura di pura sussistenza e con l'allevamento, lavori in cui erano aiutati e spesso sostituiti dalle donne e dai bambini. Erano numerosi infatti i segantini che in primavera lasciavano il paese per recarsi sulle segherie dell'Alto Adige e del Trentino e tornavano a casa nel tardo autunno. Il livello culturale della gente era modesto, ma tutti avevano una chiara conoscenza dei principali avvenimenti narrati nella Bibbia ed in particolare dei fatti riguardanti la vita di Gesù e della Madonna, perché l'istruzione religiosa era tenuta in grande considerazione, e questi argomenti, oltre ad essere trattati in chiesa e più tardi nella scuola, venivano sfruttati spesso anche in casa, accanto alle fiabe ed alle leggende, come oggetto di racconto ai piccoli, ed erano richiamati quotidianamente nella recita serale del rosario.
Le feste religiose erano celebrate con solennità, ma quella di Natale aveva un rilievo ed un sapore particolari, perché, oltre a portare un messaggio di pace e di speranza, ricordava un evento, quello della nascita, che era di per sé motivo di trepidazione e di gioia in ogni famiglia.
Ecco dunque che questa ricorrenza, anzi l'intero ciclo natalizio era atteso con ansia e, complice la stagione fredda che costringeva al chiuso, era sentita come la più grande festa familiare dell'anno, a cui tutti erano chiamati a partecipare nella casa, compresi gli animali della stalla, sui quali in quei giorni si invocava la benedizione del "dolce Bambin Gesù". Ed a sottolineare l'importanza ed il significato non poteva mancare un segno visibile e tangibile di immediata comprensione: la riproduzione plastica della scena della Natività, il "presepio".
Fin dall'autunno non pochi fra i segantini, i falegnami ed altri artigiani si improvvisavano scultori e nel tempo libero, con attrezzi semplici, ma funzionali - sgorbie, scalpelli, succhielli - lavoravano il legno del cembro, un'essenza facilmente reperibile in zona e particolarmente adatta all'intaglio, per ricavarne con infinita pazienza le figure. Nella realizzazione delle piccole statue seguivano le indicazioni offerte dal racconto evangelico e ricorrevano ai modelli offerti dall'esperienza quotidiana, che non era avara né di pastori né di animali, affidandosi per il resto alla fantasia ed a quel gusto creativo che è una caratteristica del posto. Spesso i pezzi meglio riusciti venivano riprodotti più volte dallo stesso autore o da autori diversi. Le figure venivano poi dipinte e riposte in attesa del Natale.
Alcuni giorni prima, della "stüa", la stanza di soggiorno rivestita di legno, aveva inizio l'allestimento del presepio. Si predisponeva allo scopo un tavolazzo rialzato, a volte di ampia superficie, che veniva ricoperto di muschio; al centro si collocava la capanna, costruita il più delle volte con scorza d'albero, e poi si distribuivano con religiosa cura le figure: il Bambino, Maria e Giuseppe, il bue e l'asinello nella stalla e tutt'intorno i pastori e le pecore. Non mancavano talvolta altri personaggi, ma di norma la composizione era semplice ed essenziale. Alla vigilia dell'epifania venivano aggiunte le figure dei Magi, che secondo la tradizione dovevano essere tre - Gaspare, Melchiorre e Baldassarre -, di razza e colore diverso, con il loro seguito di cavalli, cammelli ed elefanti, nella creazione dei quali gli autori davano sfogo alla loro fervida immaginazione.
In qualche caso al presepio vero e proprio facevano cornice altri gruppi che rappresentavano scene dell'infanzia di Cristo, come la presentazione al tempio, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, la Sacra Famiglia.
Durante le feste natalizie grandi e piccoli passavano di casa in casa ad ammirare i presepi, tutti uguali eppure tutti diversi, motivo ogni anno di curiosità e d'interesse e stimolo ad un continuo rinnovamento nel solco di una costante tradizione.
Passata l'Epifania, "che tutte le feste porta via", le statue venivano riposte e le strutture smantellate in attesa del prossimo Natale.
Considerando la composizione dei presepi di Tesero e confrontando i vari pezzi della collezione alla luce di quanto si è detto, seppure in modo succinto ed incompleto, riguardo all'ambiente che li ha prodotti ed ai fini per cui venivano realizzati, può risultare facile la comprensione del loro valore e significato e l'individuazione delle caratteristiche peculiari che li contraddistinguono.
Non può, ad esempio, sfuggire il risalto che viene dato alla scena della Natività: essa è posta al centro e le statue , spesso meglio rifinite, rispettano sempre, anche nei costumi e nella disposizione, il racconto evangelico. È questo il cuore dell'opera, il motivo principale che la giustifica agli occhi dell'autore e dei fruitori e che rivela il fine prevalentemente pratico del presepio.
La altre figure sono intese come elementi di contorno e di supporto e in genere si armonizzano con la Nascita in un'atmosfera pacata e raccolta. Nello stesso tempo però e proprio in queste ultime che gli umili scultori danno libero sfogo al loro estro creativo, raggiungendo talvolta validi risultati sul piano estetico ed espressivo, pur non disponendo di quell'abilità tecnica che solo una scuola e una pratica assidua possono dare. Non mancano neppure le note di colore, seppure sobrie e contenute, che sono date dalle figure, dai costumi e dagli ornamenti dei Magi e del loro corteggio e, nei presepi più antichi che si conservano, risalenti al tardo Settecento ed all'inizio dell'Ottocento, dall'abbigliamento dei pastori presentati realisticamente nei costumi dell'epoca.
Nei presepi posteriori si avverte l'esigenza di una maggiore fedeltà storica ed anche i pastori vengono raffigurati in foggia orientale, mentre la scenografia è più curata con attenzione al rilievo ed allo sfondo.
La tipologia, però, non muta, come non muta nei più recenti di cui la collezione presenta alcuni esemplari, opera di artisti locali. La fattura rivela senza difficoltà la mano esperta dello scultore di professione ed anche il fine estetico, oltre che pratico dei manufatti; ma in essi troviamo confermati ed esaltati i caratteri tradizionali. E nell'espressione dei loro personaggi si legge ancora una volta l'estatico stupore di fronte al mistero della vita e della Redenzione che gli oscuri artigiani del passato hanno fissato con immediata espressione sul volto delle loro modeste statuine di legno dipinto.

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